La denominazione dei colori è estremamente ampia ma se osserviamo la terminologia base scopriamo un'altra indicazione in ambito percettivo. Tutte le variazioni di maggiore o minore intensità dei colori lasciano inalterato il nome del colore seguito dalla semplice aggiunta della definizione chiaro o scuro. Uno solo, il blu, quando schiarisce, in modo consistente, diventa azzurro e non blu chiaro. Questa semplice annotazione sottolinea la particolare percezione di questa banda spettrale (compresa tra 4400-5000 angstrom circa). Estremamente difficile è definire il giro di boa tra le due percezioni. Quante volte avrete sentito definire blu un colore che a voi pareva azzurro? La nostra percezione ha un preciso limite di definizione, sia nel rilevamento dei particolari che nelle oscillazioni luminose. Tale limite ci permette, ad esempio, di percepire come uniforme un'immagine (scandita e/o stampata) entro il minimo dei 200 dpi. Al di sopra di questo valore (fino a 300 dpi) percepiamo un miglioramento della qualità d'insieme senza individuare fisicamente l'incremento. E' la stessa cosa che avviene in acustica; il limite di udibilità di un ascoltatore medio è posto a circa 15000 Hz, ma la restituzione fino a 20000 Hz, per quanto appaia qualitativamente inutile, contribuisce alla ricostruzione della scena sonora esaltando elementi propri alla sfera psicologica e aumentando il senso di realismo della diffusione acustica.